Bamana
Orgogliosi difensori dei propri culti di fronte all'invasione musulmana del IX secolo d.C., i
Bamana, di ceppo Mandinka (abitanti del Mande), in quasi due milioni sono attualmente stanziati nelle regioni occidentali e meridionali del Mali, riuniti in un reame retto dal fama (re) e suddivisi in villaggi sottoposti all'autorità di un capo, dougoutigui. La vita comunitaria è regolata da due gruppi di società
iniziatiche, il primo delegato all'insegnamento e all'iniziazione dei giovani, il secondo per gli adulti che vogliono acquisire più poteri e forza: la n'tomo, che raggruppa i giovani non ancora circoncisi, la kore, a cui accedono i giovani circoncisi e finalizzata alla pratica dei culti legati alla fertilità dei raccolti e all'abbondanza di pioggia, la nama, piccola società riscontrabile solo in alcune zone; la komo, la kono e la tyi wara riservate agli adulti, le prime due destinate a regolare la giustizia e sancire i momenti salienti inerenti nascita morte e culto degli antenati, mentre la terza è finalizzata a sovraintendere ai riti agrari. Nella zona centrale del territorio Bamana la società iniziatica djo, aperta anche alle donne, è finalizzata a consentire ai giovani il passaggio alla società adulta, come la kore; il culto di gwan, stadio superiore del culto di djo, esercita in controllo sulle cerimonie connesse ai riti della fertilità. Maschere e sculture lignee vengono scolpite dai fabbri (che possono essere del villaggio o itineranti) quali attributi delle feste, delle danze e dei riti connessi e regolati dalle società
iniziatiche. Le soluzioni plastiche con cui si esprimono gli scultori
Bamana, pur toccando delle punte di astrattizzazione notevoli, sono tuttavia sempre caratterizzate da un naturalismo che si risolve in forme morbide e allo stesso tempo severe, capaci di visualizzare quella che appare come una sorta di interiorizzazione dell'energia vitale.
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