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Dogon

I Dogon, originari del Mande e poi mescolatisi con popolazioni del nord (Berberi) e anche dell'est (ceppo voltaico), sono una popolazione di circa duecentomila individui, dediti all'agricoltura e alla caccia, distribuiti in villaggi disseminati lungo il plateu e la falesie di Bandiagara e la piana di Seno, a nord-est del bacino interno del Niger. Ciascun villaggio è suddiviso in clan guidati da un patriarca, guardiano degli altari consacrati al culto degli antenati e dell'animale totemico, e sottoposti al controllo del consiglio degli anziani (che si riunisce nella caratteristica casa comune degli uomini del villagio, toguna). L'hogon, che non può mai lasciare la propria casa-santuario, è la guida spirituale del popolo Dogon e sovraintende al culto del serpente mitico, il lebé. Una volta ogni sessant'anni viene celebrata il Sigui, cerimonia itinerante di villaggio in villaggio che celebra l'ancestrale perdita dell'immortalità da parte dell'uomo, la conseguente invenzione della morte e che culmina nell'intaglio di una grande maschera-serpente e in un simposio a base di birra di miglio. La società maschile Dogon è gerontocratica e quindi suddivisa per fasce d'età che cooperano e si assistono mutualmente nel contesto della società iniziatica Awa, da cui dipende anche l'educazione dei giovani dopo la circoncisione. Già i pioneristici studi compiuti sulle popolazioni Dogon da Marcel Griaule, nei primi anni Trenta, avevano permesso di far conoscere al mondo una mitologia così complessa da assurgere a vera e propria concezione cosmologica. Concezione da cui dipende una congerie di rituali finalizzati al mantenimento dell'equilibrio del nyama (principio vitale), nel cui contesto si inscrive la produzione lignea di sculture (chiamate dege, ossia "spirito") e quella metallurgica dei ferri e dei bronzi rituali di cui sono depositari i fabbri. Le maschere lignee invece, simboli polisignificanti della connessione ancestrale tra uomo e animale, vengono scolpite dai giovani del villlaggio, sotto il controllo di un anziano che abbia partecipato almeno ad un Sigui, ed impiegate durante le danze della società Awa e durante le cerimonie funebri. La grande varietà degli stili riscontrabili nella statuaria Dogon non impedisce comunque di rilevare come ogni singola opzione formale, al di là delle variegate oscillazioni tra astrazione e naturalismo, sia sorretta da una volontà di risolvere le soluzioni plastiche all'interno di una composizione che non infrange quasi mai i limiti della volumetria cilindrica imposta dalla grezza sezione di tronco d'albero in cui la scultura è ricavata o comunque di assecondarne la naturale conformazione. Tendenza alla verticalizzazione delle forme che viene bilanciata, in particolare nelle figure assise, da una struttura di sezioni piane, orizzontali e sovrapposte, identificabili nel basamento e nel sedile dello sgabello, sulla linea delle cosce e su quella delle spalle.

 

0. Scultura Ginin
1. Scultura Dyongu Seru
2. Scultura connessa al culto degli antenati
3. Scultura raffigurante suonatore di arpa-liuto
4. Scultura connessa al culto familiare degli antenati
5. Scultura connessa al culto familiare degli antenati
6. Maschera "scimmia nera"
7. Pettorale
8a. Ferri rituali
8b. Ferri rituali
9. Ferri rituali