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Publication
> Mali Crocevia di Culture >
Intro
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APPARATI
Coordinamento
Luca Tomìo
Sezione Dogon, Bozo, Marka-Fin, Bamana, Malinke, Senufo.
Sezione Bronzi, Regione dei Laghi
Valeria Mazzoleni, Luca Tomìo
Sezione Collane
Augusto Panini
La numerazione delle schede corrisponde a quella di catalogo. Quando il numero di catalogo comprende più di un'opera la sequenza alfabetica ha una corrispondenza da sinistra a destra.
Nelle schede inerenti le sculture lignee vengono indicate, nell'ordine: specifica descrittiva, datazione, stile (per i Dogon), area di provenienza e altezza; fanno seguito una nota inerente i materiali costitutivi e lo stato di conservazione ed una inerente la tipolgia e lo stile.
Per quanto attiene alle schede dei ferri ne viene indicata la specifica descrittiva e l'altezza; tutte le opere presentate sono realizzate in "fer noir", ovvero ferro estratto da miniere locali e quindi non forgiato con metallo rifuso da oggetti importati dagli europei in epoca coloniale. Di questi oggetti non ne è stata indicata specificatamente la funzione in quanto, allo stato attuale delle conoscenze e degli studi, non è possibile contestualizzarli con sufficiente chiarezza.
Tutte le opere sono inedite e provengono da collezioni private europee.
Per coerenza storico-artistica del contesto culturale preso in considerazione si fa precedere alle Sezioni inerenti le opere esposte una breve disamina inerente la statuaria in terracotta proveniente dal bacino del Delta Interno del Niger e dai territori meridionali dell'attuale Repubblica del Mali
(IX-XVI secolo d.C).
Nel primo studio sistematico inerente la statuaria in terracotta del bacino interno del Niger (de Grunne 1980) si proponeva una distinzione stilistica delle opere vertente su una regione a nord del Delta, compresa tra le città di
Mopti, Massina e Djenné, con denominazione Djenné (dove venne ritrovata la prima opera di questo stile) ed una a sud del Delta, compresa tra le città di
Segou, Bamako, Bougouni e Sikasso, con denominazione Bankoni (dal nome di un quartiere periferico di
Bamako, dove venne ritrovata la prima opera di questo stile) non uniformemente accettata e variata spesso in Bougouni e raramente anche in Bamana o Segou.
I continui rinvenimenti nel corso degli anni hanno permesso di delineare una situazione più complessa e, anche se lo stato ancora frammentario degli studi non ci permette di definire un quadro sistematico definitivo, sembra più appropriato proporre delle variazioni per quanto riguarda le distinzioni e la terminologia.
Per quanto attiene alle opere provenienti dalla regione compresa tra
Segou, Bamako, Bougouni e Sikasso (compresa nelle attuali regioni amministrative di
Segou, Koulikoro e Sikasso), dato che questo territorio è quello stanziale dei Bamana, concordiamo nel definirle Proto-Bamana
(Nesmith 1984), anche se la postulata precedenza cronologica rispetto alla scultura lignea Bamana potrebbe risultare inficiata dalle datazioni tra il XIV e il XVI secolo di alcune grandi sculture di donne con bambino legate al culto di Gwan
(Northern 1971). L'esile concordanza stilistica tra le sculture lignee Bamana di prima generazione e le terracotte provenienti dal medesimo territorio
(Ezra 1984; Ezra 1986), inficiata inoltre dall'impossibilità di instaurare ampi confronti con opere coeve
(Northern 1971), allo stato attuale delle conoscenze risulta una discrasia forse in parte colmabile approfondendo gli studi comparati tra bronzi Bamana e terracotte Proto-Bamana. In ultima analisi, la denominazione Bankoni è da rigettarsi quale terminologia per definire indifferentemente tutte le terracotte provenienti da questa regione, ed è invece da considerarsi valida quando si vuole indicare le terracotte che rientrano nelle caratteristiche rispondenti allo stile longilineo di Bankoni, afferente all'area di Bamako (de Grunne 1980).
Proto-Bamana è il termine al momento più corretto che si può dunque adottare convenzionalmente per definire le terracotte provenienti dalla regione a sud del Delta, specificandone poi ulteriormente la precisa area d'origine
(Segou, Bamako, Bougouni e Sikasso e ulteriori siti compresi in quest'area) nel tentativo di enucleare degli stili distinti.
Per quanto attiene alla regione a nord del Delta, più che di precedenza si può infatti già parlare di reale sincronia, nonché di concordanza
stlistica, tra le terracotte provenienti dalle aree circostanti le città di Mopti e Djenné e le opere lignee un tempo definite Proto-Dogon
(Kerchache 1988) e più recentemente indicate come Djennenke
(Leloup 1994). Sincronia e assimilabilità stilistica e tipologica che attestano una medesima cultura di appartenenza e che fanno ritenere opportuno contemplare anche le terracotte sotto la voce Djennenke (ex Djenné).
Per quanto attiene ai ritrovamenti effettuati nell'area di
Massina, comprendente la città di Tenenkou, si può fare riferimento ad una cultura a sé stante, chiamata di Tenenkou, caratterizzata da una produzione di figure antropozoomorfe o
zoomorfe.
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Riferimenti bibliografici
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Grunne, Terres cuites anciennes de l'ouest africain, Louvain La
Neuve, Institut Supérieur d'Archéologie et d'Histoire de l'Art, 1980
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Grunne, The African-American Institute, Chicago 1981
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EZRA 1986 K.
Ezra, A Human Ideal in African Art Bamana Figurative Sculpture, Washington, National Museum of African Art, 1986
KERCHACHE 1988 J.
Kerchache, J.-L. Paudrat, L. Stéphan, L'art africain, Citadelles, édition S.A., 1988
LELOUP 1994 H.
Leloup, Dogon Statuary, Strasbourg, édition Amez, 1994
NESMITH 1984 F.H. Nesmith
Jr., The Jenne bronze question, in "African Arts", 1984,
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NORTHERN 1971 T.
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VALLES DU NIGER 1993 Vallée du Niger, a cura di J. Devisse, Paris, éditions de la Réunion de musées nationaux, 1993
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